AGI - Nei cda delle società quotate le donne oggi ricoprono il 43% degli incarichi, per effetto delle quote rosa, ma sono ancora troppo poche quelle ai vertici. Secondo i dati Consob, solo in 5 società quotate su circa 210 la partecipazione di controllo è in mano alle donne, ovvero poco più del 2%."La legge Golfo-Mosca sull'equilibrio di genere negli organi sociali delle quotate ha dato buoni risultati. Nel 2011, quando è entrata in vigore la disciplina, la presenza delle donne era al 7%. Oggi è al 43% dei Consigli di amministrazione e al 41% degli organi di controllo delle quotate", ha spiegato la commissaria Consob, Gabriella Alemanno, in occasione del convegno "Soffitti di cristallo e muri di gomma" sulla leadership femminile e la missione Esg.L'intervento legislativo, ha proseguito la commissaria, "è servito a infrangere i soffitti di cristallo a livello di vertice, ma restano ancora i 'muri di gomma' ai piani inferiori sotto forma di tante barriere invisibili che limitano la valorizzazione delle donne". La Consob è impegnata a sostenere e supportare la leadership femminile e, come ha ricordato Alemanno, "circa il 40% (21 donne su 52 posizioni) delle posizioni organizzative complessive sono rivestite da donne, e in 4 particolare, il 58% (11 donne su 19 incarichi) degli incarichi apicali sono ricoperti dal genere femminile". "La maggior parte delle donne presenti nei cda sono amministratori indipendenti, ce ne sono poche nei ruoli apicali, poche in qualità di amministratori esecutivi, la situazione migliora con le presidenze", ha osservato ancora Alemanno sottolineando, tuttavia, che l'ingresso delle donne nei cda incide positivamente purché le consigliere siano almeno due. "Le donne amministratori indipendenti diventano significative solo quando si crea massa critica, cioè ce ne deve essere più di una", ha detto la commissaria Consob.La leadership al femminile, ha proseguito Alemanno, "può contribuire a promuovere equità di genere, diversità, inclusione, e benessere organizzativo nei contesti lavorativi e sociali". "Il maggior coinvolgimento delle donne ha portato benefici", secondo Alemanno, "sia in termini di prestazioni aziendali sia in termini di attenzione per i temi della sostenibilità ambientale e sociale, che hanno una rilevanza crescente nelle scelte degli investitori. L'esperienza potrebbe, quindi, essere estesa anche al mondo delle non quotate. Ed è per questo che potrebbe tornare nuovamente utile il ricorso a norme di legge".