AGI - I mercati si preparano alle festività riprendendo un po' vigore, dopo che i dati positivi sull'inflazione americana alla fine della settimana scorsa hanno riacceso la speranza di ulteriori allentamenti della politica monetaria a stelle e strisce il prossimo anno, mentre gli investitori tirano un sospiro di sollievo per il fatto che Washington abbia scongiurato lo shutdown delle attività di governo. Si prospetta comunque una settimana molto scarna di eventi e di dati caratterizzata dalla chiusura delle Borse per le feste di Natale. I listini europei riposeranno da domani al 26 dicembre, mentre quelli Usa resteranno chiusi solo il giorno di Natale e interromperanno anticipatamente le contrattazioni alla vigilia. Tra i pochi dati in pubblicazione, quelli di maggior interesse saranno oggi la fiducia dei consumatori Usa, nonché i Pil del terzo trimestre in Gran Bretagna e Spagna, domani le minute della Boj e venerdì l'inflazione dell'area metropolitana di Tokyo, importante soprattutto per valutare se la Bank of Japan alzerà o meno i tassi nella riunione di gennaio. Intanto stamane le Borse asiatiche avanzano in modo spedito tranne la Cina e i future a Wall Street e in Europa crescono dopo che venerdì il Pce, l'indice dei prezzi preferito dalla Fed, è risultato più debole del previsto a novembre.La lettura del Pce ha contribuito ad alleviare il timore che i tassi statunitensi scendano a un ritmo più lento nel 2025, dopo che la Fed ha assunto un tono aggressivo durante una riunione la scorsa settimana. Ora i future implicano una probabilita' del 53% di un taglio dei tassi a marzo e del 62% a maggio, sebbene i banchieri Fed scontino solo due allentamenti di un quarto di punto per tutto il 2025. Mercoledì scorso infatti il numero uno della Fed Jerome Powell ha di nuovo collegato i futuri tagli dei tassi ai progressi sull'inflazione e questo significa la banca centrale procedera' con molta cautela nei suoi futuri tagli. Più in generale sui mercati il dollaro si mantiene robusto, sostenuto da un'economia relativamente forte e da rendimenti obbligazionari più elevati, il che a sua volta rappresenta un peso per le materie prime e l'oro.Come spiega Vincenzo Bova, strategist di Mps, "la Bce va più spedita della Fed verso il taglio dei tassi, ma non vuole farlo in modo troppo accelerato". In altre parole l'istituto di Francoforte dovrebbe fare 4 tagli da un quarto di punti nel 2025 e la Fed solo 2. E questo significa che alla fine del prossimo anno i tassi della Bce dovrebbero essere scesi al 2%, anche se probabilmente non entro giugno come si aspettano i mercati, mentre quelli Fed resteranno intorno al 4%. La prospettiva di un simile differenziale favorisce il dollaro, il quale ha lasciato l'euro debole a 1,044 e lo yen fermo a quota 156 ma col rischio di tornare a sfidare la barriera dei 160 che farebbe scattare le difese di Tokyo. La forza del biglietto verde, unito al rialzo dei rendimenti dei T-Bond, ha fatto scendere l'oro dell'1% la scorsa settimana e rappresenta un peso per il petrolio, già ostacolato dalle preoccupazioni sulla domanda cinese, con i future sul Wti che in Asia restano sotto i 70 dollari e quelli sul Brent a quota 73 dollari al barile.

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