L'intelligenza artificiale generativa cambia radicalmente il nostro modo di pensare e di approcciarci alla vita quotidiana. Per questo è una tecnologia trasformativa e rivoluzione antropologica e culturale", ha messo in evidenza nel suo intervento Bruno Frattasi, direttore generale dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn). "Il cittadino che acquista beni e servizi deve poterlo fare liberamente e consapevolmente". Anche su questo fronte c'è la necessità di preservare la centralità del fattore umano, come fa il ddl presentato dal governo, perché l'ultima parola non venga detta dalla macchina bensì dall'uomo".
Rispetto alla necessità di una visione antropocentrica dell'IA, "il punto di svolta è stato sicuramente il tema dell'intelligenza artificiale generativa. Oggi con la generativa diventa difficile mantenere l'uomo al centro", ha sottolineato Dario Pagani, responsabile digital & information technology di Eni. Ecco perché "in Eni, ad esempio, applichiamo l'etica by design, già quando progettiamo gli algoritmi, e diamo delle regole ben precise in modo che non siano inquinati, non abbiano dei bias, siano tracciabili e trasparenti. La tecnologia è fondamentale ma non è l'unica cosa importante: quante capacità cognitive stiamo perdendo o delegando alla tecnologia?". Bisogna mantenere "quelle conoscenze umanistiche, il pensiero, l'etica che la macchina non ha. La tecnologia è un abilitatore ma per tenere al centro l'essere umano dobbiamo essere capaci di stare al centro".
Dal confronto e dall'ascolto con le diverse associazioni è nata l'indagine sull'IA da cui è scaturita la proposta di legge che attualmente è al Senato", ha spiegato Alberto Gusmeroli presidente Commissione attività produttive della Camera. "Da questa indagine sono emerse molte cose interessanti", spiega Gusmeroli. "Una è che solo il 46% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha una minima dimestichezza col digitale. Questo significa che tutti gli altri sono a rischio di esclusione sociale. Un altro dato è che il 61% delle grandi aziende ha avviato progetti di intelligenza artificiale ma solo il 18% delle Pmi. Ed è emersa l'enorme differenza competitiva tra chi utilizza l'Ia e chi non la utilizza. Proprio questa carenza di conoscenza del mondo del digitale ci porta a uno dei risultati dell'indagine: bisogna fare formazione dalle elementari. E le materie Stem sono fondamentali. Altrimenti le difficoltà competitive si traducono in difficoltà di crescita economica".
In base all'indagine conoscitiva del Senato, "ci sono alcuni settori che erano partiti prima ma sono rimasti indietro: infrastrutture, trasporti, logistica, intermodalità. Non solo sull'Ia ma proprio sulla digitalizzazione. È evidente che la logistica e i trasporti per un paese esportatore come l'Italia sono fondamentali", ha detto Lorenzo Basso, vicepresidente Commissione Ambiente del Senato. "Stiamo producendo il documento finale che presenteremo nel nuovo anno ma il focus, lo voglio anticipare, è che anche in questo caso in Italia ci sono grandi eccellenze ma vi è la carenza di un sistema Paese che supporti il sistema logistico".
Ha concluso i lavori Lapo Pistelli, direttore Public Affairs di Eni, per il quale "la disruption che l'intelligenza artificiale introduce nella nostra vita equivale all'introduzione dell'elettricità. Il salto di specie generato dall'Ia ha pochi eguali nella storia. C'è un'accelerazione che deriva dall'incrocio virtuoso di tre fenomeni: disponibilità crescente dei dati, capacità computazionale, precisione degli algoritmi. Queste tre cose si alimentano tra di loro e questo ci permette di viaggiare a una velocità senza precedenti".
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