AGI - "La desertificazione dei lidi balneari non è un episodio isolato, ma un problema strutturale che rischia di avere ricadute devastanti su tutto l'indotto turistico italiano. Nel solo mese di luglio, in molte località costiere italiane si è registrato un calo medio delle presenze del 15% rispetto al 2024, con punte del 25% in alcune aree. I giorni feriali sono sempre più vuoti, con presenze concentrate quasi esclusivamente nei weekend, mentre il turismo interno soffre per il calo del potere d'acquisto e l'aumento dei costi". Lo dichiara il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo."Chiediamo al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, la convocazione immediata di un tavolo straordinario con istituzioni, associazioni di categoria e operatori del settore per capire le cause di questa crisi e affrontarle con urgenza, individuando le soluzioni più adatte per evitare un collasso dell'intero comparto. Un comparto che, secondo i dati nazionali, genera ogni anno oltre 110 milioni di presenze e un indotto di miliardi di euro, sostenendo migliaia di piccole e medie imprese. Se non si interviene subito, nel giro di un anno rischiamo di assistere alla chiusura di migliaia di attività legate al turismo balneare: stabilimenti storici, bar, ristoranti, chioschi, noleggi e negozi stagionali. Un patrimonio economico e sociale che non possiamo permetterci di perdere. La politica non può andare in vacanza mentre milioni di italiani non possono più permettersela. Chi governa ha il dovere di garantire condizioni che rendano accessibile il mare ai cittadini e sostenibile il lavoro per le imprese. Oggi servono misure immediate, non slogan o promesse per la prossima stagione. La crisi è adesso e va affrontata subito".Federbalneari: non è crisi, è cambiato il modello di vacanza
Le immagini di stabilimenti balneari semi-deserti nei giorni feriali non raccontano un crollo del turismo, ma piuttosto una trasformazione del modello di vacanza che da oltre trent'anni caratterizza il litorale italiano: flussi concentrati nei fine settimana e nei festivi e una forte polarizzazione tra turismo organizzato e turismo domestico. Lo sottolinea Federbalneari, secondo cui le presenze dal lunedì al venerdì si riducono drasticamente anche in località con tariffe medio-basse mentre nei weekend il quadro si ribalta: le spiagge tornano a lavorare a pieno regime, spinte sia dal turismo locale sia dai soggiorni brevi.
Un fenomeno radicato, rafforzato negli ultimi anni da nuove abitudini di consumo e da sempre nuove esigenze della filiera dei turismi integrate da esigenze lavorative sempre più pressanti. "Innanzitutto, dalle interviste ai vari consumatori o avventori in spiaggia assistiamo a una crescente ricerca di forme alternative di vacanza - spiega Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia -. Molte persone scelgono la montagna, i laghi, le città d'arte o l'estero: nel 2024, ad esempio, il 10,8% degli italiani ha optato per la montagna e quasi il 3% per i laghi. Il mare resta la meta preferita, ma oggi viene vissuto in modo piu' flessibile e frammentato. Allo stesso tempo, le vacanze lunghe di un mese o più non sono più la norma: ci si muove per periodi brevi o molto brevi, concentrandosi su uno o due weekend al massimo o scegliendo una settimana "mordi e fuggi".
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