“Questo rinnovo – dichiara Alfredo Savia, Presidente di Nuova Collaborazione – rappresenta un atto di responsabilità sociale e di coerenza verso il Paese. In un momento di forte dibattito sul salario minimo, abbiamo scelto di dimostrare con i fatti che la contrattazione collettiva può essere lo strumento più efficace per garantire salari equi e sostenibili. Con questo accordo abbiamo voluto coniugare due esigenze fondamentali: la dignità economica e professionale di chi lavora nelle case delle famiglie italiane e la sostenibilità per quei datori di lavoro che ogni giorno, con senso civico, assicurano cura, assistenza e sostegno alle persone più fragili".
Contrattazione e salario minimo: il modello del settore domestico
Il contratto sul lavoro domestico si pone come un modello avanzato nel panorama della contrattazione collettiva nazionale. Sostiene la linea secondo cui il salario minimo deve essere determinato dai contratti collettivi e non imposto per legge. L’accordo rafforza così il ruolo delle parti sociali come interlocutori qualificati del legislatore, in sintonia con l’impostazione parlamentare sulla materia. Il settore domestico dimostra che la contrattazione può garantire dignità salariale e stabilità senza ricorrere a interventi normativi rigidi che, nel caso delle famiglie, avrebbero comportato sforzi economici insostenibili. Nel caso dell’assistenza alle persone non autosufficienti, che si svolge prevalentemente in regime di convivenza fino a 54 ore settimanali, il salario minimo a 9,00 euro l’ora avrebbe reso le retribuzioni degli assistenti familiari assolutamente insostenibili per le famiglie, costrette a impegnarsi ben oltre le proprie capacità reddituali.
Un contratto in linea con la legge e con la realtà sociale del Paese
Il Parlamento italiano ha scelto di affidare alle parti sociali il compito di individuare, in modo condiviso, il salario minimo, stabilendo alcuni principi fondamentali:
● rappresentanza nazionale delle sigle stipulanti;
● controllo ministeriale sui mancati rinnovi e sulla congruità delle retribuzioni;
● sistemi di adeguamento periodico delle retribuzioni;
● sostegno ai datori di lavoro che applicano correttamente i contratti collettivi.
È una linea che Nuova Collaborazione, insieme alle altre associazioni costituenti la FIDALDO, sostiene da sempre: un approccio che unisce responsabilità, tutela e sostenibilità. Il CCNL del lavoro domestico, sottoscritto sin dal 1974 da Nuova Collaborazione come prima firmataria e oggi siglato da FIDALDO (Federazione Italiana Datori di Lavoro Domestico, costituita da Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld) e Domina, insieme alle organizzazioni sindacali dei lavoratori (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e Federcolf), è stato uno dei primi a prevedere un sistema di adeguamento automatico delle retribuzioni legato all’indice ISTAT, sotto la vigilanza del Ministero del Lavoro. Un modello che ha garantito retribuzioni stabili, dignitose e sostenibili anche nei periodi di vuoto contrattuale, evitando traumi economici alle famiglie datrici di lavoro in occasione dei rinnovi. Oggi, con la nuova legge sul salario minimo, le parti sociali confermano la propria volontà di rispondere alle nuove sfide con senso di responsabilità e visione comune, puntando su formazione professionale, sicurezza, assistenza sanitaria e contrasto al lavoro irregolare. Ora spetta al parlamento mettere in campo misure strutturali di sostegno all’occupazione nel settore domestico per contrastare il sommerso e rendere il costo del lavoro meno gravoso per le famiglie.
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