Un modello semplice per reti quantistiche
Finora si riteneva che tale operazione fosse irrealizzabile, poiché la luce emessa da Terra subisce attenuazioni, rifrazioni e dispersioni nell'atmosfera. Gli scienziati hanno invece dimostrato, con modelli di simulazione che tengono conto di fenomeni reali come la luce riflessa dalla Luna, l'interferenza del bagliore terrestre e gli errori di allineamento ottico, che un sistema di trasmissione verso l'alto è tecnicamente realizzabile.
La chiave sta nella semplicità: nel modello proposto, il satellite deve solo interferire due fotoni e registrare il risultato, mentre l'emissione e la sincronizzazione delle particelle avvengono a Terra, dove i trasmettitori possono disporre di maggiore potenza e controllo. Questo schema ridurrebbe i costi e la complessità delle future reti quantistiche, perché i satelliti potrebbero essere di piccole dimensioni e privi di hardware sofisticato per la generazione dei fotoni.
Verso una rete quantistica globale
In prospettiva, i ricercatori ritengono possibile testare la tecnologia con esperimenti preliminari condotti tramite droni o palloni stratosferici, per poi passare a costellazioni satellitari a bassa orbita dedicate alla connessione di computer quantistici in continenti diversi. Secondo Devitt, 'l'uplink quantistico' potrebbe fornire la larghezza di banda necessaria a collegare elaboratori quantistici su scala globale, trasformando l'entanglement in una risorsa comune come l'elettricità'. L'obiettivo a lungo termine è creare una rete mondiale in cui i dispositivi quantistici possano 'collegarsi' a una fonte di entanglement così come oggi si collega un computer a una presa di corrente.
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